“VOGLIO UN AMICO, UN AMICO VERO, UN AMICO COME RED E TOBY” mi ha detto mio figlio Federico parecchi anni fa in un giorno d’estate, l’estate tra la seconda e la terza elementare.
Non me lo aspettavo, non mi aspettavo una frase del genere, anche perché era molto chiara e forse non pensavo nemmeno che lui fosse in grado di esprimersi in un modo così nitido e preciso. Invece quel giorno all’improvviso ha detto esattamente cosa voleva.
Mi ha presa in contropiede. Mi è mancato il respiro, ho annaspato, sono andata in panico. Aveva ragione. Tutti vogliono gli amici, io per prima. E le parole di mio figlio evocavano lo spettro più cupo, la paura peggiore: quello di una vita di solitudine e di tristezza, senza affetti, senza amore. Che pena, che compassione, che stretta al cuore; nessuno desidera questo per i propri figli. E lui invece aveva detto così chiaramente che voleva un amico!
Non era semplice dare soddisfazione a questa richiesta che mi aveva mandato completamente in crisi; fino ad allora ero rimasta concentrata su altri aspetti: la riabilitazione, il suo benessere fisico, gli equilibri famigliari. Ma questa che veniva da lui adesso era la necessità principale, una questione di vitale importanza. Rendendocene conto abbiamo orientato diversamente il nostro sguardo, tenendo molto più in considerazione lui, ciò che diceva e pensava, dal momento che aveva dimostrato di sapersi manifestare in un modo molto efficace.
La scuola ha aiutato molto; gli insegnanti – maestre prima e professori poi- hanno agevolato la socializzazione e tentato di creare e stabilire rapporti di amicizia all’interno della classe e ci hanno sostenuto nello sforzo di intraprendere iniziative in questa direzione. Poi abbiamo moltiplicato per quanto possibile gli ambiti e le occasioni per stare con gli altri: gli sport, gli scout, la parrocchia, i compagni di classe, i nostri amici ed i loro figli. In questi lunghi anni le relazioni ed i rapporti sono proliferati; Federico ha confermato la sua natura socievole ed amichevole, ed ha sviluppato indubbie abilità sociali. Ma soprattutto la gran voglia di stare in compagnia, di stare con gli altri: osservarli, ridere con loro, magari anche senza capire perché ridono…
Oggi ha due amici, due compagni di classe, che lui definisce “amici del cuore” con cui fanno molti progetti, più o meno realizzabili. Anche io ho riscoperto il valore della amicizia e dei legami e forse è successo anche perchè il mio Fede me lo ha detto in modo così diretto e conclamato.
Una volta mi ha anche detto “facciamo che gli amici sono nostri parenti?”? Anche questa mi sembra proprio una bella idea.
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case
(Maria Grazia Maccari, genitore)