L’esperienza di un educatore al fianco di un ragazzo disabile presso i centri di aggregazione giovanile: per una integrazione possibile.
Il ruolo di presidio e tutela che i centri giovani svolgono sul territorio facilita il processo di integrazione, non solo per quanto riguarda i ragazzi che hanno origine straniera, ma anche per i ragazzi con diversa abilità. Ai suddetti luoghi di aggregazione è possibile accedere liberamente, essi sono infatti frequentabili da tutti gli adolescenti e tutelati dalla presenza degli educatori. In questi centri viene favorito il processo di integrazione e di riconoscimento della diversità come risorsa in quanto tutti i ragazzi portano il bagaglio della loro esperienza e della loro cultura, spesso diversa da quella italiana. Il ragazzo con diversa abilità, che è portatore di una sua esperienza di vita, va ad arricchire l’esperienza di vita dei suoi pari, e non solo. In questi centri, distribuiti su tutto il territorio cittadino, i ragazzi possono svolgere molte attività insieme ai loro compagni, in un contesto che è meno “formale” della scuola, ma comunque tutelato dalla presenza sia di educatori della struttura che di eventuali educatori domiciliari che si affiancano ai ragazzi con diversa abilità. Ci tengo a sottolineare che è proprio in contesti del genere, oltre che nella scuola, si instaurano le condizioni ideali in cui è possibile favorire l’integrazione. Integrazione non significa solo fare in modo che i ragazzi con disabilità trascorrano del tempo significativo con altri ragazzi loro coetanei, ma anche il contrario, e cioè che il ragazzo normodotato possa passare del tempo significativo con ragazzi diversamente abili, facendo in modo che la diversità diventi una risorsa, e non un ostacolo. Seguendo questo percorso di crescita, la diversità sarà intesa come parte integrante della vita, non più come un qualcosa di ignoto e quindi temibile, ma sarà appunto integrata nel contesto quotidiano.
(Pietro Paolo Palumbo, educatore)